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Conserving High Atlas Agrobiodiversity for Improved Amazigh Livelihoods in Morocco

Conserving High Atlas Agrobiodiversity for Improved Amazigh Livelihoods in Morocco

Concluso il:

31 Marzo 2023

Contesto

L’Alto Atlante sorge nel Marocco Centrale e si estende in direzione nord-est verso il confine con l’Algeria. L’Alto Atlante è un tipico sistema di alta montagna delle Regioni mediterranee, per altitudine, aridità, precipitazioni invernali, siccità estiva, elevata biodiversità e presenza di comunità locali che si impegnano in sistemi di sussistenza agro-silvo-pastorali.

I paesaggi culturali dell’Alto Atlante sono stati modellati da diverse pratiche degli Amazigh, popoli che hanno abitato la zona per millenni. Queste pratiche includono la raccolta tradizionale dell’acqua, che preserva i canali d’acqua comuni; la transumanza stagionale verso pascoli in alta quota; la manutenzione di alberi; la protezione dei siti sacri; la conservazione del suolo attraverso terrazzamenti e altre tecniche; agricoltura familiare e agroforestry; la raccolta di piante medicinali selvatiche e aromatiche. Tutte queste tradizioni contribuiscono ad un uso diversificato delle diverse altitudini e delle nicchie ecologiche dell’Alto Atlante.
Queste tradizioni sono sempre più minacciate dai cambiamenti climatici che causano siccità sempre più gravi e prolungate e inondazioni più frequenti, incidendo sulla produzione agricola, interrompendo i cicli di vita delle piante e contribuendo all’erosione del suolo. Queste problematiche, insieme alla scarsa redditività dei lavori agricoli tradizionali, hanno causato una fuga dei giovani dalle campagne verso le città in cerca di opportunità educative e di lavoro, causando un’alta perdita dei valori culturali.

Progetto

L’erosione delle conoscenze agricole tradizionali, delle pratiche locali adattive e delle risorse fitogenetiche ha un impatto negativo sugli agroecosistemi unici dell’Alto Atlante, i quali sostengono un hotspot di biodiversità regionale e mezzi di sussistenza diversificati delle comunità. Questi cambiamenti accompagnano un declino dell’agrobiodiversità, dei metodi di produzione adattati localmente, della qualità della dieta e dei valori comunitari – come la collaborazione e la reciprocità – che mantengono gli agroecosistemi tradizionali. Un fattore chiave di questa spirale discendente è l’emarginazione socio-economica, che porta a un aumento della migrazione dalle zone rurali a quelle urbane e alla conseguente interruzione della trasmissione di conoscenze e pratiche.

Il progetto “Conserving High Atlas Agrobiodiversity for Improved Amazigh Livelihoods in Morocco” verrà attuato comuni rurali di Ait M’hamed, Imegdal e Oukaimeden e passerà attraverso fasi interconnesse di valutazione dell’agrobiodiversità e conservazione ex-situ; selezione e coltivazione in azienda agricola, in situ di varietà di colture promettenti; scambio di conoscenze, condivisione di semi, innovazione e commercializzazione di prodotti; e sostegno alle politiche nazionali.

ATTIVITA' E AZIONI

Gli agricoltori locali Amazigh nei comuni rurali dell’Alto Atlante di Ait M’hamed, Imegdal e Oukaimeden e le agenzie governative impegnate nell’agricoltura solidale – uno dei pilastri del Piano del Marocco Verde – verranno aiutati nel migliorare la produttività agricola e il reddito da diverse varietà locali.
In consultazione con i membri della comunità e i ricercatori locali, si cercherà di garantire la conservazione ed espandere i benefici di sostentamento di cinque colture geneticamente diverse e importanti a livello locale, le quali sono incluse nel Sistema Multilaterale dell’ITPGRFA: erba medica, fava, pisello, orzo e grano duro.

1) Rilevare, inventariare raccogliere il germoplasma e la conoscenza associata delle colture cerealicole e leguminose dell’Alto Atlante, valutando e caratterizzando varietà selezionate di importanza locale coperte dal Sistema Multilaterale.

2) Sostenere gli sforzi degli agricoltori nel gestire, conservare e beneficiare delle loro colture tradizionali attraverso pratiche ecologiche innovative di gestione del suolo, dei parassiti e dell’acqua, comprese le tecniche di gestione basate sull’agrobiodiversità che utilizzano colture locali e sottoutilizzate.

3) Investire in banche dei semi comunitarie e regionali, collegate alla ICARDA, la banca dei semi internazionale, per la conservazione ex situ delle colture locali e sottoutilizzate.

4) Sostenere la selezione partecipata di nuove varietà che promuovano la resilienza dell’azienda agricola alle sfide ambientali e socioeconomiche, contribuendo ad aumentare la gamma di diversità genetica a disposizione degli agricoltori.

5) Sostenere la partecipazione degli stakeholder nella definizione delle politiche che promuovano una gestione dell’agroecosistema che sia tradizionale e ricco di biodiversità.

6) Documentare e promuovere le conoscenze e le pratiche tradizionali, stabilendo un processo di consenso libero, preventivo e informato che protegga i diritti degli agricoltori a tale conoscenza.

7) Promuovere catene distributive commerciali corte e la vendita di prodotti agricoli locali e sottoutilizzati in mercati di nicchia regionali per sostenere un’equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle varietà tradizionali.

8) Contribuire alla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), in particolare a (i) Aichi Target 7, promuovendo la conservazione e la gestione sostenibile delle aree agricole, e a (ii) Target 9 della Strategia Globale sulla Conservazione delle Piante documentando, conservando e mantenendo la diversità genetica delle colture e le conoscenze tradizionali associate.

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11/10/21 Livestock Farmer Field School